giovedì 19 luglio 2012

Requiem per il petrolio (e per altro ancora)


[Intervento su Giano n. 37, gennaio-aprile 2001, p. 80]*
«Vorrei fare una riflessione breve e una domanda, segnatamente a T. e B. La riflessione è questa: si è spesso evocato qui Marx; ma a quale Marx si è fatto riferimento? Al Marx del primo libro del Capitale, al Marx della "legge generale delI'accumulazione capitalistica"; un Marx che a sua volta fa riferimento a crisi cicliche, per certi versi benefiche, virtuose; crisi dalle quali il capitale esce più bello e forte che pria, grazie alla scienza, o meglio, all'innovazione tecnologica e/o alla guerra. Un Marx apprezzato un po' da tutti: da Schumpeter al "Wall Street Journal", un Marx presentabile e, per certi versi rassicurante. Ricordo che generazioni di marxisti, con riferimento a quel Marx, ci hanno indotto a credere che fosse il lavoro il limite del capitale; non è vero, tragicamente non è stato vero.

Solo nel terzo libro Marx affronta i limiti intrinseci e strutturali del capitale. Il capitale per Marx sembra avere altri limiti; due essenzialmente: uno interno, il profitto, la sua caduta tendenziale (a cui è dedicata la terza sezione del terzo libro) ed uno esterno, la terra (di cui tratta nella sesta sezione: "la terra come limite all'espansione del capitale", non invento nulla). 
La terra con la t minuscola, ma anche la Terra con la t maiuscola. La terra come bene non riproducibile. Non entro nella "teoria generale degli extraprofitti", perché sarebbe certamente ambizioso e dispendioso. Mi rifaccio all'intervento del compagno di "Guerre e Pace" e a quelli di Sartogo e Cortesi: partiamo dal petrolio.

Il petrolio, tra i frutti della Terra, è la merce che entra nel prezzo di produzione di tutte le altre merci e anche del suo stesso prezzo di produzione. Per la prima volta, e questo è l'elemento direi caratteristico di questo scorcio di secolo: una merce prodotta capitalisticamente, il petrolio, entra nel prezzo di produzione di tutte le altre merci, e anche di se stessa. Una merce, si badi bene, che però, non può essere riprodotta capitalisticamente, perché è una risorsa data. Ci sono limiti allo sviluppo: certo, tutte le risorse non riproducibili, ma intanto, sicuramente, il petrolio come fonte di energia; la sua scarsità è un limite allo sviluppo, soprattutto quando non è sostituibile da altre fonti più a buon mercato.

Ricordo la vicenda del "Club di Roma"; il Club di Roma ha pubblicato due libri a distanza di più di un decennio facendo delle previsioni. Queste previsioni sono state testate: ci sono 4 modelli di 4 università americane che individuano il picco della produzione del petrolio intorno al 2008/2010: mica "chissà quando" (a fronte di un Rubbia che dà delle cifre ottimistiche sulle risorse disponibili: ma, anche allargandosi generosamente, concede una trentina di anni in più). Ammettiamo questo dato: 2008/2010, il picco della produzione.

La domanda, la domanda agli economisti, agli economisti compagni, è la seguente: vorrei sapere se ci si è posti questo problema a livello teorico; cosa può succedere quando la produzione di petrolio piccherà, quando la produzione di petrolio raggiungerà il suo massimo, cosa succederà al suo prezzo? E a quello di tutte le altre merci? I manuali parlano di arresto della produzione. Questo è uno scenario che mi permette di non parlare di catastrofi; conosco, io che sono nel "Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra", conosco il riflesso condizionato dello scienziato quando sente parlare di catastrofi. Mette mano alla pistola? No, comincia a fare dei gestacci, come qualsiasi superstizioso. Lo scienziato non vuol sentire parlare di catastrofi ... Allora, non parliamone . La domanda è: cosa può accadere al sistema dei prezzi quando il picco della produzione del petrolio raggiungerà il suo massimo, a breve?»

*Un mio intervento al Seminario “Stato Globalizzazione Guerra” che si tenne all’Università degli studi di Pisa il 3 e 4 marzo 2001. Della serie: “Io l’avevo detto”. Lo so, è una passione triste.  Se non piace “Io l’avevo detto”, si può sostituire con “per non scendere muti nel gorgo”, o qualcosa del genere. Odradek, nel 2000 pubblicò un libro del Comitato Scienziate e scienziati contro la guerra: “Contro le nuove guerre”. C’era un saggio di Alberto Di Fazio sulla crisi energetica che individuava il raggiungimento del “picco” del petrolio tra il 2008 e il 2010. Ebbene, il picco si è presentato con anticipo. Nel mio intervento sollecitavo gli economisti al convegno. Non mi si filarono di pezza. Solo M. T. mi sibilò: “malthusiano”. Boh.


C.D.B.